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"Gli ultimi Mohicani" nella capitale del Barocco

Presentato a Noto il libro di Stenio Solinas

Luciana Baldrighi - Sab, 24/08/2013 - 18:40

"Signori e signori buonasera e benvenuti all’ultimo incontro letterario di via Nicolaci di questo Agosto netino 2013. Ospite d’eccezione il giornalista e scrittore Stenio Solinas, autore del saggio “ Gli ultimi Mohicani. Quel che resta della politica” (Bietti ) Dulcis in fundo o, visto l’argomento di dolorosa attualità, in cauda venenum… Solinas non ha bisogno di particolari presentazioni.

Lo conoscete tutti come editorialista de Il Giornale e come uno fra i pochi grandi inviati rimasti alla stampa italiana. In gioventù, con Maurizio Cabona,Stenio-Solinas Marco Tarchi e altri, è stato esponente di punta della cosiddetta “nuova destra”, che si rifaceva all’idee dell’amico intellettuale francese Alain De Benoist. Semplificando per ragioni di tempo, il suo tentativo di costruire una destra moderna in una Nazione italiana già gli è valso l’accusa di fascista in anni molto difficili per la nostra democrazia…” Ha così introdotto Felice Modica, scrittore e imprenditore, nome ben conosciuto nell’aristocrazia siciliana. Per dirne solo una, mentre Stenio si laureava a Roma con una tesi sul “pericoloso reazionario, “teorizzatore della società degli Apoti” rispondente al nome di Giuseppe Prezzolini, presidiavano la seduta di laurea le pantere della polizia e i muri dell’Università La Sapienza erano “abbelliti” da eleganti scritte istiganti la gente di buona volontà “ad appendere Solinas a testa in giù”. Pratica evidentemente molto nobile e ben collaudata. Davanti a una folta schiera di spettatori attenti che sedevano su eleganti sedie in ferro e che occupavano via Nicolaci, la via più bella di Noto, dove si trova anche Palazzo Modica e l’omonimo ristorante “Cantina con Uso di Cucina” gestito dal figlio Alessandro che, da piano terra fino al piano nobile, ha allestito un museo della sua aristocratica famiglia. Ben otto generazioni si susseguono producendo vini e cultura.

A fare da fondale alla presentazione del libro di Solinas la bella chiesa barocca di Montevergine. L’autore e Felice modica se ne stavano seduti a un tavolo ricco di candelabri settecenteschi dai quali spuntavano una serie di candele che illuminavano volti, luci e atmosfere che ben si sposavano con la città barocca in festa per il suo patrono, San Corrado. Così, tra una chiacchierata e l’altra, qualche domanda che andava a scovare nel passato del vissuto politico della nostra Italia, la serata è trascorsa tranquilla senza tensione ma nel segno di una attenta coscienza civile.

“Gli ultimi Mohicani” racconta la fine della politica, vale a dire la scomparsa di tutto ciò che stava dietro alla politica, dalle ideologie ai partiti agli intellettuali e alle masse, e la sua sostituzione con una realtà sempre più di apparato, nella quale la vocazione ha ceduto alla retribuzione. Gli ultimi Mohicani sono tutti quelli che non si rassegnano a vedere scomparire quella cosa nobile della vita umana che si chiama politica.

“Solinas – ha ricordato Modica – è figlio di un generale della Folgore, decorato con medaglia d’argento per avere difeso Roma dai nazisti. Aggiungendo: conoscendolo un poco, posso dire che forte e radicato è in lui quello spirito anarcoide che me lo fa riconoscere fratello maggiore..”. Solinas di conti con il passato ne ha fatti parecchi e senza concedersi sconti, attraverso libri, convegni, dirigendo le pagine culturali de Il Giornale, facendo l’inviato e persino quando scrive di cultura. Va ricordata la splendida antologia “C’eravamo tanto a(r)mati” (Settecolori) con Maurizio Cabona; gli anni di Piombo visti attraverso i ricordi personalizzati di alcuni personaggi come Paolo Isotta, Armando Torno, Gianni Rivera, Francesco Guccini, Alberto Camerini, Massimo Cacciari, Massimo Fini, Stella Pende, Oliviero Bea, e anche il pamphlet “Per farla finita con la Destra” (Ponte alle Grazie) che ha consacrato il suo splendido isolamento politico. Isolamento inteso come aristocratico distacco, trasfuso in alcuni contemporanei editoriali scritti per Il Giornale. Per gli avversari di un tempo, “Stenio è rimasto, senza mai esserlo stato, il fascista di sempre”, mentre, con la sua ufficiale presa di distanza da una destra che non era mai nata, si è guadagnata l’ostilità di molti che un tempo stavano “dalla sua parte”. E dire che – ha proseguito ironicamente Modica - se avesse seguito i consigli di sua madre avrebbe fatto una folgorante carriera. Lui che si era, ancora poco più che in fasce, aggiudicato il premio di “Bimbo più bello di Roma”. Crescendo….è cambiato. I colleghi, più o meno malevolmente, ravvisano adesso in lui una forte somiglianza con Massimo D’Alema, oltre che fisica, persino nel tono della voce e nell’intercalare di frasi e pensieri. Solinas risponde alternativamente, con l’accademico della Crusca leghista on Erminio Boso: “non confermo e non smento”, o col Benigni di Johnny Stecchino: “non mi somiglia per niente”.

Condividendo con “Spezzaferro” una grande passione per il mare, dalla penna di Stenio è uscito il libro “Percorsi d’acqua” (Ponte alle Grazie); non contento ha imparato l’arte della vela scrivendo “Da Parigi a Gerusalemme sulle orme di Chateubriand” (Vallecchi) ripercorrendo con gli stessi mezzi il viaggio. Questo sardo-calabro ha funzionato anche con “Compagni di solitudine” (Ponte alle Grazie) e “VagaMondo” (Settecolori). Il primo rimane nel cuore di tutti, è un viaggio introspettivo che Solinas fa con la sua sensibilità unica attraverso la sua coscienza e le sue letture più care”.

Gli amici di un tempo lo amano ancora, i suoi nemici non riescono a scordarlo. Cosa resta della politica? Come salvarsi l’anima? La risposta di Solinas è pessimista, legata a istanze meramente individualiste, ma siamo certi che dentro di lui qualcosa “fermenta” ancora (visto che l’autore ha davanti il bianco insolia “Lupara” di Casa Modica. A quando, chiede Stenio, il primo spumante? Su questo Modica è abbottonatissimo. Ma siamo certi che qualche miracolo le uve di Bufalefi lo possano ancora fare…

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